The darkest hour isn't just before the dawn. There won't be a dawn.

Dark!Merlin AU/What-if

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  1. Masuko
     
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    :ywarlock:

    Merlin trattenne il fiato.
    Inspirò; le spalle, pressate verso il basso dalle mani dei cavalieri, si alzarono con fatica sotto il peso della colpa di cui era stato accusato. Il collo doleva, tanto la testa era piegata verso il basso, come i rami di un salice. Le orecchie rimbombavano per le parole frustate ricevute.
    Accuse di stregoneria. Fatti. Arthur l'aveva visto, mentre lo proteggeva da Morgana, compiere una magia. E ancora non gli credeva, su Agravaine.
    Agravaine, ritto accanto al trono, con un sorriso vittorioso sul volto.
    Gaius, preoccupato.
    I cavalieri, spaesati, ma che ubbidivano agli ordini del loro re, Arthur.
    Arthur.
    Arthur che non aveva mai ringraziato. Arthur che non aveva mai visto, che non guardava mai, che tirava dritto per la propria strada, che non ascoltava, andava avanti avanti avanti finché non si scontrava con la realtà e si faceva male. Si feriva. Si lacerava l'anima e soffriva. Soffriva. Soffriva, ma mai tanto quanto Merlin, che sorrideva e taceva, accusava colpo dopo colpo e andava avanti con la speranza di un futuro brillante per chi come lui.
    Merlin, che non aveva parole per spiegare quanto aveva fatto per Arthur, per il regno, per il precedente re, per Morgana stessa, per Gwen. Per tutti.
    Merlin che non riusciva ad articolare la propria difesa, schiacciato dalla perdita, dalla certezza di aver sbagliato nel non fidarsi prima di Arthur, ma se questi erano i risultati, sarebbe comunque stato inutile. E Arthur che ancora non si fidava di lui, dopo quanto avevano passato, dopo le volte che, velatamente o meno, gli aveva salvato la vita. Arthur che non voleva ascoltarlo, perché Merlin gli aveva mentito, lui si era fidato e Merlin gli aveva mentito.
    Merlin espirò lentamente. Dolorosamente.
    Aprì gli occhi, serrati fino ad allora, che non volevano vedere, sperduti, senza più alcuna certezza. Non ci sarebbe più stato un altro lato della medaglia, niente Albion, niente dopo.
    E gli occhi gli si fecero duri come il ghiaccio. Un tremore percorse le sue membra contratte dal dolore che, pian piano, si tramutava in furia, che spaccava tutti gli argini creati, tutti i muri di sicurezza posti attorno al suo essere più inconscio, più animale.
    Un basso ruggito, come la vibrazione della gola di un drago, percorse il castello. Il castello era il drago. Il drago era Merlin, ultimo di loro signore, mago.
    Mago.
    Le dita, bianche, della mano di Merlin si contrassero come artigli, e lo spasmo che gli scuoteva il corpo si calmò.
    Un'irreale quiete cadde sugli astanti, che per un attimo si guardarono intorno, smarriti.
    Merlin alzò la testa, osservò coi suoi occhi, di ghiaccio, Arthur da dietro le ciocche, nere, di capelli.
    E parlò. « Chiedi scusa, » ordinò, oscuro.

    Edited by Masuko - 27/11/2011, 20:04
     
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  2. Rosenlight
     
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    :oafking:
    Il mondo era completamente sbagliato.
    Per un solo attimo chiuse gli occhi, annullando tutto: Merlin, i Cavalieri, suo zio, Gaius, Ginevra, il Consiglio. Ogni persona ed ogni cosa non poteva avere spazio dentro di lui. Avrebbe sperato di scorgere tutt'altra scena nell'aprirli. Era stupido, era immaturo, era un comportamento che un re non avrebbe mai dovuto tenere.
    Nella sala del consiglio l'aria era scomparsa, sostituita da acqua che desiderava soffocarlo con onde simili a dita, strette attorno alla sua gola. Arthur poggiò il gomito al proprio seggio, nascondendo le labbra dietro al proprio pugno. Il castello sembrò prendere vita per un istante, sotto il cielo serale, e Arthur si sentì attraversare da un brivido che gli percorse interamente la schiena, rizzandogli i capelli dietro la nuca. Il respiro gli venne meno, ma si sforzò di guardare quanto tentava in tutti i modi di non ritenere reale: Merlin, il mago.
    Merlin che era in ginocchio e che lo guardava con un odio che non avrebbe dovuto mostrare, perché dannazione era lui quello che doveva urlare, che doveva odiarlo per quello che aveva fatto e...no. Respirò a fondo, rifiutandosi di lasciare che le emozioni lo vincessero. Si morse un pezzo di guancia, tentando di non farsi domande, non in quel momento, non quando stava per mettersi ad urlare ed insultare quello stupido, stupido idiota che non si era fidato. Che gli aveva nascosto il più pericoloso dei segreti, anche quando lui aveva ammesso di avere in lui un amico, l'unico di cui fidarsi. E Merlin? Merlin non si era fidato ed ora lui era semplicemente arrabbiato, furioso, spaventato.
    Quando lo sentì parlare, quando incontrò quello sguardo che non poteva essere Merlin – troppo freddo, troppo lontano, troppo serio –, sentì qualcosa in lui rompersi, invadendolo di immagini che lo lasciarono pietrificato, anche se mai quanto le parole che il mago – il mago, dannazione – gli rivolse.
    Arthur sentì il suo cuore chiudersi con un'implosione che sentì , sperava, solamente lui.
    La voce di sui zio lo raggiunse come da dietro una porta, ma sapeva bene che quello era un tono alto, decisamente alto e decisamente minaccioso: « Come osi rivolgerti in questo modo al re?! »
    Arthur alzò una mano, imponendo il silenzio nella sala. La stessa mano si chiuse a pugno, posandosi sul bracciolo del seggio reale. Non smise di guardare Merlin, non gl'importava nulla di quanto stavano probabilmente pensando tutti gli altri. Quello non era un affare di stato, era molto più di quello.
    « Uscite, » ordinò, sentendo la bocca riarsa. « Tutti. »
    « Mio Signore, non è saggio! È un mago, potrebbe incantarvi, o peggio!» tentò Agravaine, affrettato nel tono quanto nel gesticolare delle mani. Lo poteva vedere con la coda dell'occhio.
    Arthur reclinò appena il capo, ma non smise di guardare quella cosa che aveva visto tante volte in Merlin. Quel freddo bagliore che si era palesato già in passato, in momenti sporadici in cui il suo servo era parso qualcosa di più. Ma Arthur non si era mai aspettato un qualcosa del genere. O forse sì, ed era davvero una testa di cavolo come diceva Merlin, forse.
    « Lo faresti? » chiese, sperando che nessuno dei presenti avesse la geniale idea di provocare lui o Merlin – specialmente Merlin. Merlin che era un mago, che era tutto fuorché quello che Arthur conosceva, che sembrava un estraneo, un'ombra di se stesso.
    Arthur era terrorizzato e affascinato. Ferito ed emozionato.

    Edited by Rosenlight - 27/11/2011, 21:25
     
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  3. Masuko
     
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    :ywarlock:
    Snudò i denti, come la bestia feroce che era diventato. Ringhiò contro Agravaine, sibilando un traditore che aveva bisogno di urlare. Gli occhi rimasero fissi su di lui, in attesa, in sfida. Bastava poco, a Merlin, il mago, per piegare tutte le fibre di quel povero corpo, aggrovigliarle tra di loro, farle esplodere.
    La magia, il potere, scorreva nelle sue vene come un fiume rovente. Gli infiammava le membra. Gli faceva prudere le mani: tanta voglia di fare qualcosa.
    Poi, un gesto di Arthur. Arthur, che più di tutti, doveva chiedere perdono. E una corda all'interno di Merlin tirò indietro. Anche quando le sue mani erano libere dalle catene ora sciolte, anche se aveva la possibilità di fare qualsiasi cosa anche senza alzare un dito.
    La furia, che schiariva nitidamente la mente di Merlin, ingoiò qualsiasi traccia di affetto, mentre il mago si alzava in piedi.
    Schiena ritta. E mani libere davanti a tutti.
    Testa eretta e fiera. Come mai prima d'allora.
    Basta, non si sarebbe più inchinato.
    « Non ne vedo la necessità, » sibilò.
     
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  4. Rosenlight
     
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    :oafking:
    Tutto si muoveva in vece di Merlin.
    Era tanto palese da far male. Era terrificante a livelli che Arthur non aveva mai creduto possibili, anche se una parte di lui urlava di dargli la possibilità di spiegare, mentre il re gli mostrava la gravità di quella rivelazione avvenuta nel più doloroso dei momenti. Morgana, Lancelot, suo padre, Merlin. La magia era il male e lo vedeva nelle persone che lo lasciavano, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Il mondo era qualcosa di insopportabile. Eppure lui doveva governare quel mondo, plasmarlo secondo i voleri del popolo, adattarlo alle circostanze, anche alle più dolorose e raccapriccianti.
    Arthur strinse i pugni: le nocche si sbiancarono, vittime della tensione, e lui per poco non si alzò, ordinando a tutti, di nuovo, di uscire. Possibile che nessuno lo avesse sentito?
    Voltò lo sguardo su Agravaine: « Lo avete sentito. – Poteva vedere la mandibola di suo zio trattenere un ennesimo consiglio non richiesto – Ho detto uscite. »
    « Mio Signore? » la voce di sir Leon, a pochi passi da Merlin, sembrava carica dello stesso timore che invadeva tutti gli astanti. La luna fece capolino con un raggio di luce, proiettandosi nella stanza come una linea secca tra lui e Merlin.
    Arthur annuì con un cenno del capo, prima di tornare ad osservare la figura ritta in piedi di uno sconosciuto. Di un'ombra di quanto aveva sempre creduto essere parte integrante della sua vita, in un modo che pareva essersi rivelato assai sciocco, visti i risultati. La gente cominciò a uscire, lentamente, con esitazione insopportabile, al punto che Arthur sentì il bisogno di sgranchirsi le dita per non dir loro di affrettarsi.
    Agravaine esitò ancora. Il re si voltò a guardarlo: « Zio. »
    « Arthur– » tentò. L'interpellato alzò nuovamente una mano. Agravaine cedette, camminando all'indietro per tre passi, prima di svanire da una delle porte laterali.
    La sala era ormai praticamente vuota. Vide Ginevra e Gaius rimanere vicini alla porta, ma fece un cenno alla guardia – anch'essa palesemente restia a lasciarli soli – e la porta iniziò a chiudersi con un rumoroso cigolare.
    Arthur respirò a fondo, passandosi una mano sul viso, prima di tornare a guardare la figura – fiera, indomita, pericolosa – che stava a pochi passi da lui. L'elettrizzazione della caccia lo percorse interamente. Era come trovarsi di fronte alla più difficile delle prede.
    Dove si era nascosto quel lato di Merlin, per tutto quel tempo?
     
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  5. Masuko
     
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    :ywarlock:
    Lo sguardo, di nuovo su Agravaine. Fisso su di lui. Finché non obbedì ad Arthur, il re, e liberò la stanza della sua presenza.
    Note di passi, ora lontani. Fragranza di paura, ovunque nell'aria. E attrazione.
    Lo sguardo di Merlin tornò su Arthur, con curiosità. E le labbra ricoprirono i denti snudati, allargandosi in un sorriso interessato.
    « Mi chiedo, » iniziò il mago, abbassando le braccia e volgendo il capo verso l'alta finestra, da cui penetrava il raggio di luce. « Mi chiedo cosa faresti se ora ferissi il tuo caro, fidato zio, » parole come miele. Dolci come veleno.
    Le dita di Merlin sfiorarono la fascia di luna, mentre egli si dirigeva verso il muro che conteneva l'apertura. Danzarono come ombre scheletriche su un teschio bianco.
    Le dita di Merlin si serrarono a pugno, stritolando la luce.
    Nuvole a coprire la notte. A renderla ancora più tetra.
    Le fiammelle che rischiaravano la stanza morirono in un soffio, lasciando nell'aria un danzante sospiro di morte, profumato di cera.
    Con occhi di felino, densi di magia, Merlin si voltò a fissare Arthur. Riaprì la mano e sul palmo brillava una sfera che conteneva la luna, luminosa come quella creata quando la sua vita era in pericolo.
     
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  6. Rosenlight
     
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    :oafking:
    Era come assistere ad uno spettacolo distorto.
    Il sorriso di Merlin, privo della leggerezza che Arthur gli aveva visto in tutti quegli anni, urlava quanto poco equilibrata era la loro situazione. Bastava un incantesimo, uno solo, ed Arthur si sarebbe ritrovato disteso a terra, privo di vita, lasciando Camelot ad un destino di rovina o – ed era peggio, molto peggio – a Morgana . Il re si spostò sullo scranno, seguendo i passi di Merlin con la brama controllata di un cacciatore. Non un reale desiderio di vittoria, ma di controllo della situazione.
    Le parole di Merlin – mago, bugiardo...perché?, chiese con angoscia qualcuno nella sua testa – lo misero sull'attenti. Deglutì, rimanendo al suo posto, ma sentendosi al fianco dell'altro, nonostante tutto. Lo sguardo ricadde per un attimo verso il punto dal quale suo zio era scomparso. « L'accusa di omicidio verrebbe aggiunta a quella di stregoneria. » rispose pragmatico, muovendo la mano sinistra in un gesto di dimostrazione, prima di voltarsi nuovamente a fronteggiare Merlin – Merlin, ma per favore? Cosa stava succedendo? Cosa voleva ancora la magia da lui?
    La sala cadde nella penombra, cogliendolo di sorpresa. La mano all'elsa della spada fu un riflesso di cui non si pentì a fatto, ma Merlin aveva qualcosa in mano.
    Qualcosa che emanava una luce blu, bianca ed argentea al contempo. Qualcosa che somigliava alla luna e che per lui era un ricordo lontano – ma nitido, oh, se era nitido. L'aria svanì con una folata dalla stanza, lasciandolo in agonia.
    « Quella luce... » scese dallo scranno, andando verso il mago con la cecità innocente di un bambino, perché era una testa di legno e, dio, Merlin aveva probabilmente troppo ragione a riguardo. Si bloccò a un metro di distanza, chiedendosi cosa fare. Nemmeno l'elsa della spada era fonte di sicurezza, in quel momento.
    Al contrario di quella luce.
    Corrucciò lo sguardo, piegando le labbra in una linea priva d'espressione.
     
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  7. Masuko
     
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    :ywarlock:
    Accarezzò con lo sguardo la sfera.
    « Un tempo, » la voce gli si velò d'una malinconia distante. « Credevo che, una volta giunto il momento, saresti stato diverso da tuo padre. Avresti capito. »
    Giovani illusioni di sognatore. Eppure il drago aveva promesso, gli aveva assicurato che, un giorno, Albion sarebbe fiorita, brillante come un fiore, dalla fusione di magia e spada.
    Gli occhi gli s'indurirono.
    « Mi sbagliavo. »
    Nessuno gli aveva detto che il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto, per lui. Che gli avrebbe corroso il cuore. L'avrebbe lasciato sfibrato. Indurito. Rotto.
    Il calore si staccò dalla sua mano. Lentamente, fluttuò verso l'alto. Si diresse verso Arthur e ne accarezzò i contorni, come un vecchio amante.
    La mano cadde e il bagliore di spense.
    « Quella luce... Non esiste più, Arthur. »
    La sala si riempì di minuscole lucciole azzurre, spettrali.
    Melin fece un passo avanti. Un altro. Si ritrovò a pochi centimetri da Arthur, trattenendo con violenza la voglia di colpirlo.
    « Se solo tu mi avessi ascoltato! » La voce s'alzò di livello, in un urlò lacerato dal dolore, dalla rabbia. Questa volta, il castello tremò.
    Subito la porta si aprì e i cavalieri fecero per irrompere, per salvare il loro signore.
    « Vi ha detto di lasciarci soli, » con un gesto repentino e sicuro della mano lanciò fuori gli intrusi. « Il vostro re, » concluse, con più calma.
     
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  8. Rosenlight
     
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    :oafking:
    Ascoltare Merlin era ascoltare la menzogna, disse la voce di suo padre nella sua mente. Era un mago, la magia era crudele, malvagia, ingannatrice. Arthur lo sapeva, lo aveva scoperto sulla sua pelle per l'ennesima volta.
    Suo padre lo rincorreva anche in quel momento, dentro di lui e nelle parole di Merlin. Sempre, sempre messo di fronte alla grandezza di suo padre. Non avrebbe ceduto, né alla magia, né alla voglia di urlare che lui era re Arthur, anche se non era ancora certo chi fosse realmente re Arthur. Di certo non suo padre.
    Eppure...
    La sfera di luna gli sfiorò i capelli, fredda e pulsante, gentile e distaccata, ma svanì ad un gesto di Merlin. Un gesto, niente di più. Arthur non riuscì a frenare un tic alle spalle, che palesò per un istante la sciarada di emozioni discordanti dentro di lui.
    Merlin ora era illuminato da fiammelle che decoravano di pallore mortale la sua pelle. Esplose nello stesso istante in cui Arthur tentò di aprir bocca, facendo tremare il pavimento, il soffitto, Arthur stesso. Al contrario di Merlin, Arthur dovette raccogliere per un attimo il terrore che lo aveva invaso e rinchiuderlo nelle profondità del suo animo, prima di rendersi conto dell'aprirsi delle porte e di quanto il mago aveva fatto.
    « Merlin! » esclamò stringendogli di scatto il polso e strattonandolo verso di sé.
    Era terrorizzato in modi che non credeva possibili, ma non poteva mostrarlo perché lui era il re di Camelot e Merlin era ancora un mago, ma restava sempre Merlin. E Merlin non poteva voler uccidere.
    Congedò con un urlato “uscite!” chi tentò di varcare nuovamente la soglia, continuando a fissare Merlin, anche se non voleva affrontare quella realtà, nient'affatto. Eppure doveva mantenere il controllo sul suo avversario. Che fosse Merlin o chiunque altro.
    Voci concitate parlavano delle fiammelle nella sala, ma non osarono avanzare. Non con un re irato ed un mago al suo interno. Un re che poteva comandare gli uomini ed un mago che poteva governare tutto il resto. Era una realizzazione inquietante e affascinante al contempo, ma Arthur non aveva più tempo per le riflessioni.
    « Tu avresti dovuto parlare, dannazione! » sibilò, senza lasciare la presa da quel polso, ma neppure stringendola di più. « Avresti dovuto evitare...Ma cosa ti ha preso quando hai deciso di venire a Camelot?! », ed era curiosità quella, non rimprovero, ma non suonava affatto tale.
    Arthur era uno stupido. Arthur stava sbraitando contro un mago, stava cercando di fargli la ramanzina. Arthur era pazzo. Lo pensavano tutti, sulla porta, e lui lo sapeva. Dopotutto lo pensava anche lui.
    Avrebbe tanto voluto che quella porta fosse chiusa. Avrebbe tanto voluto che Merlin non fosse un mago. Ma forse una delle due era una bugia.
     
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  9. Masuko
     
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    Parole antiche come le pietre del castello vibrante gli salirono alla gola. Senza esitazione, le pronunciò. La porta obbedì all'ordine e si sigillò, chiudendo fuori gli intrusi.
    Il discorso era tra lui e Arthur, nessun altro aveva il diritto di intervenire.
    Ruotò il polso costretto, circondò con dita ossute la mano del re. E gli si avvicinò ancora, fino a che un battito di ciglia appena li separava.
    « Parlare? Di cosa? Della mia magia? » Una risata gli percorse il busto, bassa e dolorosa. « Mi avresti consegnato a tuo padre, che mi avrebbe fatto bruciare! D'altronde, come hai fatto! »
    Un battito di ciglia, occhi nuovamente dorati, una formula logora e la vecchiaia s'impadronì delle sue membra. La pelle s'incartapecorì. Le ossa schioccarono e cigolarono. Il respiro si fece affaticato.
    « Dragoon, il Grande. Emrys tra i druidi, » elencò, con voce acida e gracchiante. « Merlin, il mago, » continuò, mentre con uno sforzo della magia s'impadroniva ancora della sua età. « Arrivato a Camelot alla ricerca di una libertà esclusagli a Ealdor. Rimasto a Camelot solo per il suo signore. »
    Lo sguardo gli si velò di tristezza. Merlin ritrasse la mano e si allontanò.
    « Rimasto da sciocco. »
     
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  10. Rosenlight
     
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    :oafking:
    La presa di Arthur venne meno nell'attimo in cui Merlin mutò aspetto. L'istinto primo di sfuggirgli fu accecato dalla perdita di suo padre, dall'agire di quell'uomo a cui aveva chiesto aiuto e che aveva considerato un estraneo. Ma la voce di Gaius entrò nei suoi ricordi con forza, cercando di fargli riprendere il lume perduto della ragione. Deglutì, serrò la mandibola, scosse il capo in un cenno appena visibile. Serrò la mano, privata del polso freddo di Merlin, attorno all'aria fredda della stanza. Pareva di essere in una sera d'autunno, quando le brezze portavano i primi sentori dell'inverno. Una stagione che tentava d'entrare sotto le vesti di Arthur, assieme all'incredulità di quelle rivelazioni date.
    « Allora sei uno pazzo! » riuscì a dire dopo un istante di silenzio, spalancando le braccia. Indicò quel mago, quello che per tanti anni aveva creduto amico sincero, sulla quale sempre contare – e probabilmente poteva ancora, suggerì qualcuno –, ma restava il fatto che era stato tradito nella sua fiducia, una fiducia cieca, al punto da impedirgli di vedere anche la cosa più ovvia. Gli occhi di Dragoon, così simili a quelli di Merlin. Si era negato di ammetterlo per così tanto tempo.
    Si ricompose, guardò altrove, lasciandosi sfuggire una risata amara: « Se sapevi cosa sarebbe successo, perché, diamine, Merlin, perché? » Sono grato che tu sia rimasto, diceva un calore violento dentro di lui. Perché non l'ho capito prima? gemeva un altro lato, oscuro ed arrabbiato. Furioso. « Perché non sei andato nel regno di Cenred, o di Annis? Loro non temono la magia, loro non hanno una legge da rispettare che dica di uccidere al rogo chi osa fare atti di stregoneria nelle sue terre! Perché proprio qui?! Se non volevi uccidermi... se sul serio non sei stato tu ad uccidere mio padre – ovvio che non è stato lui, stupido ricordò ancora una parte di lui –, perché sei venuto qui? » E gesticolava, lo sapeva, a scatti, mosso da una rabbia cieca che trasbordava come un fiume in piena verso Merlin e tutto ciò che rappresentava. Il tradimento. L'ennesima cosa perduta per la sua incapacità. Un fallimento. Un fallimento dei tanti.
    Si portò entrambe le mani ai capelli, dando di schiena a Merlin, privandosi della realtà nonostante tutto il suo corpo ordinasse di rimanere vigile, di mantenere il controllo. Ma come poteva mantenere il controllo?
    « Merlin... » ripeté, lasciando che il nome gli sfuggisse dalle labbra come un ultimo respiro prima della morte.
     
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  11. Masuko
     
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    :ywarlock:
    « Ma ascolti quando parlo? » Ribatté, irato.
    La disperazione della propria furia lo colpì come un pugno allo stomaco. Pugno che reindirizzò ad Arthur. Il re volò, investito dalla violenza, e si scontrò con lo scranno di suo padre.
    « Sono qui, perché qui è il mio destino! Non sono qui per uccidere te, o farti soffrire. Ridicolo! Tutte le volte che ti ho salvato la vita, prima ancora di pensarti come amico, perché? Perché avrei dovuto bere dal calice avvelenato? Perché avrei dovuto rischiare la mia vita per salvarti dalle urla dei Dorocha? Perché devi essere così, dannatamente, cieco, stupido... Testa d'asino! »
    Una mano sul volto, a cancellare qualsiasi emozione positiva si fosse manifestata al nomignolo. Merlin serrò le palpebre, scacciando il volto di Arthur dalla propria memoria, il volto di Arthur ferito, scosso, spaesato.
    Ora il re si trovava dove desiderava essere, sul trono. Sembrava la marionetta di un monarca, un pupazzo vuoto manovrato dalla volontà altrui.
    Merlin scosse la testa.
    « Se sono io il pazzo, se veramente credi che essere un mago cambi chi sono, allora... Allora non mi hai mai conosciuto. E io non avevo capito nulla di te, » sospirò, decidendo di abbandonare l'ultima stilla d'umanità, d'amore, che lo muoveva.

    Edited by Masuko - 29/11/2011, 14:40
     
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  12. Rosenlight
     
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    Il dolore improvviso lo colpì l'attimo dopo che si rese conto di quanto stava accadendo. Per un secondo, nella sua testa non ci fu più nulla. Poi la voce di Merlin entrò nuovamente, come una pioggia di frecce infuocate, facendo desiderare ad Arthur di essere svenuto. Aveva sbagliato a distogliere lo sguardo ed ora ne aveva pagate le conseguenze. Chiuse gli occhi, cercando un appiglio. Serrò la presa sul legno del bracciolo in legno e si rimise in piedi, senza capire se il dolore più forte fosse dentro di lui o sul suo corpo.
    Cercò il proprio respiro, lo trovò nell'attimo in cui Merlin lo chiamò, anche se non era un richiamo, non uno di quelli che qualcuno, ascoltando, avrebbe compreso.
    Si voltò a guardare il mago, calmando le proprie membra, chiedendo ad ogni fibra del suo corpo di mantenere un equilibrio ormai sul filo di una lama affilata quanto la lingua di Merlin – sempre così magro, perché un mago doveva essere magro, se poteva fare incantesimi a piacimento? No, non era quello il punto e, no, non era il momento di pensare al bene di chi l'aveva appena fatto schiantare contro lo scranno. Portò una mano all'attaccatura dei capelli, accorgendosi di un leggero calore poco sopra la tempia.
    « Sembra che, invece, sia io quello che è sempre rimasto cieco. » osservò con uno strano peso allo stomaco le proprie dita, dove una goccia di sangue brillava al pallore delle fiamme. Sbuffò col naso, cercando di capire perché stesse ridendo, quando in realtà si rendeva conto che dalle sue labbra usciva lo spettro di una risata. Serrò le labbra in una linea inespressiva, cercando occhi che aveva cercato per tanto tempo e trovato sempre, sempre accanto anche nel più assurdo o spiacevole dei momenti.
    « Cosa c'entra il destino in tutto questo, Merlin?! Non potevi andare in un posto più sicuro?! Non potevi fare a meno di...di permettermi di conoscerti? Perché io? Non potevi sceglier – si bloccò, serrando il pugno macchiato di scarlatto. Guardò da un lato, guardò verso l'alto. – Cosa vi ho fatto? » chiese, sentendosi improvvisamente solo, solo come non lo era mai stato, perché aveva sempre avuto l'impressione di non poter mai essere solo, perché qualcuno, qualcuno in un qualche modo gli era sempre vicino. Ora invece Merlin sembrava lontano mille miglia e lui stesso non desiderava la vicinanza di nessun'altro.
    Scosse il capo, accucciandosi a terra e rimanendo sulle gambe piegate, fissando il soffitto che doveva, doveva dargli una risposta.
    ' Lui no. ' pensò con intensità, sperando che quello fosse un ordine che il cielo potesse ascoltare ed accontentare.
    Perché era così, così grato di avere Merlin, al punto che si sentiva male al pensiero di doversene privare. Perché se avesse avuto l'opportunità di vivere un'altra vita avrebbe voluto Merlin a fianco, prima di ogni altro. Avrebbe trascinato Merlin ovunque con sé. Non se ne sarebbe mai privato.
    Ma Agravaine non glielo avrebbe permesso, il Consiglio non glielo avrebbe permesso, Camelot e tutti coloro che erano morti condannati per stregoneria avrebbero chiesto “perché lui no?” e lui avrebbe dovuto rispondere. Rispondere cosa? Che Merlin era troppo prezioso? Troppo importante? Troppo al di sopra di ogni cosa, per Arthur, al punto che, se avesse deciso di commettere un omicidio, Arthur lo avrebbe comunque voluto assolvere?
    Era tutto sbagliato.
    Era tutto sbagliato.

    Edited by Rosenlight - 2/12/2011, 18:40
     
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  13. Masuko
     
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    :ywarlock:
    Le mani spalancate, le breccia tese. Una teatralità estrema a dimostrare l'esasperazione.
    Se non ci fosse stata la rabbia a dominare la scena, Merlin avrebbe alzato gli occhi al cielo, sbuffato pesantemente.
    Arthur non ascoltava. Sembrava incapace di capire il significato esatto delle sue parole. Conversazione con un sordo.
    « Sei tu il mio destino. »
    Arthur comunque non avrebbe capito: si rifiutava di ascoltare e qualunque confessione sarebbe stata inutile. Più di mostrare e spiegare, il mago non sapeva come comportarsi.
    Si avvicinò al re, alzò le mani come davanti un animale terrorizzato - non ti farò nulla -, posò il palmo contro la ferita. Si sporcò di gocce cremisi, ma un semplice incantesimo sortì l'effetto desiderato. Il taglio si richiuse, il sangue evaporò e scomparve.
    La magia non è cattiva, voleva dire. Ma l'inutilità delle sue parole gli fece montare nuovamente la rabbia come un'onda, che s'infranse in un pugno contro la testa d'asino del re. A che scopo lottare contro di lui?
    « Il problema non è cosa hai fatto, ma cosa non stai facendo, » spiegò, con voce di cristallo.
     
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  14. Rosenlight
     
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    :oafking:
    Non sarebbe dovuto essere così difficile, rifletté. Sapeva quali erano i suoi doveri, sapeva qual era il pericolo di fronte a lui, sapeva cosa avrebbe fatto suo padre al suo posto e cosa avrebbe fatto lui se suo padre gli avesse ordinato di agire in un determinato modo. Ma ora il re era lui ed a lui spettava decidere. A lui spettava proteggere il regno, ma anche i suoi abitanti. E Merlin era parte di quegli abitanti. Merlin vedeva in lui il suo destino e quello doveva pur valere qualcosa, anche se Merlin era furioso ed era un mago, e Arthur era ferito ed era il re di Camelot.
    Voleva così tanto lasciarsi andare.
    Merlin era un avversario che premeva per essere l'amico, davanti a lui. Arthur non riuscì a celare un brivido – paura mista a tensione, pronto ad attaccare o, meglio, a difendersi –, mentre gli permetteva di toccarlo. O forse non glielo stava permettendo, forse Merlin gli stava manipolando la mente, cercando di convincerlo a cedere di fronte alle sue parole.
    Arthur scacciò quel pensiero chiudendo per un secondo gli occhi. Le mani di Merlin erano alzate in segno di resa. Arthur rimase fermo dov'era, a guardare il mago che avrebbe riconosciuto tra mille altre persone anche nel più numeroso degli eserciti. E che ora lui avrebbe dovuto giustiziare, invece di permettergli un'udienza privata, mentre il regno fuori dalle porte viveva nel terrore di quanto stava accadendo.
    Merlin aveva le dita fredde.
    Aveva sempre le dita fredde, realizzò, sentendosi d'improvviso riempire di vita, toccato da qualcosa che gli era tanto familiare da far male. La fronte non pulsava più. Il cuore batteva con il ritmo di un passero al suo primo volo, una sensazione che aveva provato ancora, senza mai collegarla alla magia. A Merlin. A qualcosa ancora più remoto, perso nei ricordi.
    Inspirò a fondo, aprendo gli occhi. Non ricordava neppure di averli chiusi. Merlin era lì ad attendere il suo sguardo e, stranamente, Arthur sentì meno pressante l'ira del mago, nonostante le fiammelle pallide attorno a loro desiderassero dargli un'aria più minacciosa. Poi arrivò un pugno, non seppe neppure lui come e si rimproverò all'istante per non averlo schivato, fissando Merlin ad occhi sgranati. Non aveva forse detto che non gli avrebbe fatto del male?!
    « Cosa non starei facendo, secondo te? » chiese, sentendo un tic alle labbra chiedergli di urlare, urlare e rilasciare quanto Merlin stava così abilmente reprimendo con quello stupido sguardo addolorato, addolorato e bugiardo.
    « Non ti sto mandando al rogo; non sto dando ragione a mio zio; non sto attentando alla tua vita e tu invece manchi alla parola data! », ringhiò rialzandosi in piedi di scatto, puntandogli un dito contro: « Dovresti imparare a dire la verità subito, Merlin. E a fidarti. E a smetterla di pensare a cosa io farei "se"! Credevo che tu l'avessi capito! Credevo che nella tua mente bacata ci fossi arrivato! E ora tu mi dici che io non sto facendo quello che secondo te io dovrei fare? DIMMELO ALLORA! » la voce gli esplose in gola con un rombo che lo lasciò vuoto per un battito di ciglia. « Cosa vuoi da me? » chiese, mentre voci che non desiderava sentire chiamavano dal portone, ignorate poiché al sicuro, semplicemente al sicuro. Perché era lui quello in presenza del pericolo. Quello in presenza del nemico che loro temevano.

    Edited by Rosenlight - 3/12/2011, 19:06
     
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  15. Masuko
     
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    :ywarlock:
    Come - osava?
    Merlin era nel giusto! Arthur non poteva permettersi di urlare! Non dopo averlo trattato come uno straccio, averlo fatto sgobbare, avergli ricordato ogni giorno - costantemente - che erano su piani diversi, non dopo aver ringraziato altri quando era stato lui, Merlin, MERLIN!, a salvargli la vita.
    « Non vorrai darmi a bere che quel misero pugno ti ha fatto male. Eppure tu stesso hai ripetuto più e più volte quanto il mio aspetto fosse gracile e brutto. Inoltre non vedo perché tu debba lamentarti, dopo che sono io quello che ha subito tutte le angherie da parte tua e dei tuoi fedeli cavalieri, » sbottò.
    Il potere rombava nelle sue vene come un temporale. Oltre le mura, lampi d'elettricità illuminavano il cielo con presagi oscuri.
    « Hai promesso ai druidi di essere trattati da pari, » soffiò, con una calma che non riconosceva propria, come se la voce che stava parlando non fosse la sua, perché lui necessitava di urlare o rompere qualcosa. « Qual'è la differenza tra me e loro? Cosa voglio io... Essere trattato come un cittadino normale. Poter avere la mia dignità, non nascondermi solo perché sono nato diverso, come se la colpa fosse mia, come se io avessi deciso di essere un mago! »
    Però lo voleva. Era fiero di essere ciò che era, felice di avere un dono tanto grande, che poteva usare per aiutare gli altri. Peccato che non gli fosse possibile. Peccato che, se fosse stato scoperto, sarebbe stato bruciato al rogo!
    Che. Idiozia!
     
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28 replies since 25/11/2011, 15:16   200 views
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